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Due linee rivolte verso oriente

Bianco.

Blu.

Una singola linea blu… No, sono due!

Una frazione di pochi istanti. Un momento che non si dimentica, che ci cambia la vita per sempre, ma che non è realmente inaspettato.

Abbiamo desiderato a lungo che questo momento arrivasse. Ed ora eccoci, siamo proprio lì davanti ad un oggetto bianco di plastica, un artificio dell’uomo, che può confermare la realizzazione del nostro desiderio. Sentiamo che dentro di noi qualcosa è cambiato, percepiamo che il nostro desiderio si è realizzato e fremiamo nell’attesa di quei cinque minuti che ci separano dall’esito del test e che, invece di scorrere più velocemente, sembra non passino mai.

“È positivo! Arriverà un bambino!

Siamo proprio certi che realizziamo di aspettare un bambino nel momento in cui quel bianco si trasforma in due linee blu? 

Cerchiamo di capire meglio, facciamo qualche passo in più.

Vi racconterò la storia di tre parole, che sembrano non avere nulla in comune, ma che alla fine scopriremo essere le reali protagoniste di questo racconto.

Ricercare, vedere, orientare.

Questi tre termini, apparentemente, sembrano non avere un senso comune e non sembrano intimamente collegati tra loro e riferibili al discorso che stiamo facendo. Eppure, ciò che li accomuna è qualcosa di più della semplice forma infinita del verbo. Queste parole insieme hanno un loro perché. Spiegano che quelle due linee blu, anticorpi che reagiscono ad un corpo che cambia, non sono solo evidenze derivate da una pura e semplice reazione chimica ma il frutto di un prima e il prologo di un dopo. Per questo non è possibile vi sia una “inaspettata” sorpresa.

Sono il frutto di una ricerca. Una ricerca di cosa? Sentiamo che manca qualcosa?

Sembra di no, ma allora cosa stiamo ricercando?

Ricercare.

La parola ricerca ci dà degli indizi, importanti tracce e suggerimenti per una giusta risposta. Ri-cercare, cercare di nuovo. Sembra che abbiamo perso qualcosa e vogliamo ritrovarla. Infatti, siamo alla ricerca di chi siamo e di chi desideriamo essere e, per trovarlo, dobbiamo sicuramente riscoprire chi eravamo.

Così, un passo dietro l’altro, impegnati nel nostro viaggio, troviamo dei ricordi. È come se fossimo entrati in luogo antico, rimasto inaccessibile per molto tempo e di cui ci eravamo quasi dimenticati; ne abbiamo intravisto la porta d’ingresso, ci siamo fatti coraggio e l’abbiamo aperta. Siamo entrati e sono tornati alla mente sensazioni, ricordi, sapori antichi riscoperti e trasformati, visti con occhi diversi, con una luce nuova, da un’altra prospettiva.  

In questo viaggio alla ricerca dei ricordi abbiamo seguito il nostro battito di cuore, che ci avvisa accelerando quando stiamo realizzando qualcosa che ci spaventa, ma allo stesso modo cambia ritmo se siamo di fronte a qualcosa che ci emoziona. Questo percorso ci ha permesso di ascoltarci e di conoscerci più a fondo. Infatti, anche la nostra pancia non ci risparmia segnali, anzi ci permette di percepirli forti e chiari con il nodo che sentiamo sulla bocca dello stomaco quando andiamo a fare un esame, con le farfalle nello stomaco quando siamo innamorati, con la sensazione di solletico nella pancia che proviamo quando ci avviciniamo a fare qualcosa di realmente emozionante ed importante.

Infatti, questa ricerca è iniziata da qualcosa che ci spinge da dentro, da una pancia che non è semplicemente una parte del nostro corpo ma anche “sede” dei nostri affetti. In realtà è lei che ci racconta meglio di qualsiasi spiegazione razionale quello che sentiamo. Per questo una pancia non può mai essere vuota, perché custodisce i desideri che ci hanno spinto a cercare e ricercare ciò che ci rende ancora più felici, ancora più pieni.

Che sia un amore da favola, un lavoro che ci rende soddisfatti o amicizie leali e sincere, in realtà quello che cerchiamo è qualcosa che ci renda vivi e pieni. Questo possiamo realizzarlo nei rapporti che ci smuovono nella pancia un calore, che noi riconosciamo come vita.

Poi un giorno ci accorgiamo che la nostra ricerca, tra i tanti rapporti che abbiamo costruito, ci ha portato dalla persona con cui realizziamo il noi. Tutto questo è stato possibile perché nella nostra ricerca, abbiamo ritrovato la capacità di vedere e riconoscere la nostra storia e i nostri desideri e così anche la storia e i desideri dell’altro.

Vedere.

Però sentiamo che la ricerca di completezza, di un desiderio più grande, non è ancora finita ma si è trasformata ancora. Oggi, infatti, non siamo più soli ad affrontarla, abbiamo ri-conosciuto noi stessi, ed in questo ri-conoscerci, abbiamo visto la persona con la quale desideriamo realizzare i desideri di entrambi. Insieme, in un gioco di sguardi che si incrociano e danzano, abbiamo messo le basi per qualcosa di nuovo. Un diverso modo di stare in rapporto, nuovi sogni da realizzare, grazie alle nostre possibilità ritrovate. Occhi negli occhi. Occhi profondi e sinceri di chi dice “sono con te”. Occhi frizzanti e gioiosi che ricercano sicurezza e protezione. Basta uno sguardo per dirsi tutto. Occhi che vedono, che comunicano, che scelgono insieme. 

Orientare.

E insieme siamo, prima occhi negli occhi, poi voltandoci nella stessa direzione, dirigiamo entrambi il nostro vedere verso Oriente. Orientiamo i nostri occhi verso il luogo in cui nasce il sole. Volgiamo gli occhi verso la nascita. Tutto questo è la nostra storia, è quello che ci conduce verso quelle due linee blu. Non possiamo non saperlo perché lo abbiamo costruito noi.  Non possiamo non sapere che quella pancia che poteva sembrare vuota, nell’attesa di accogliere la vita, era in realtà già piena di immaginazione, di fantasia, di colore, con gli occhi di entrambi rivolti verso Oriente.

Con la trasformazione di quello che sembrava vuoto in un pieno, quei verbi all’infinito non sono più parole astratte ed impersonali ma espressione di un “noi” che non rappresenta la scomparsa dell’altro ma la possibilità dell’incontro di due persone diverse.

Ricercarci. Vederci. Orientarci.

Questo è il significato di quei due segni blu: due strade che proseguono parallelamente, entrambe rivolte verso Oriente.

 

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