Wimbledon, 16 Luglio 2017
“Un bel posto con un bel prato”. Un bel prato dove poter giocare, accompagnati dalla mamma, dalle sorelle e dai nonni, tutti pronti a veder giocare e sostenere papà. Un meraviglioso picnic dove assaporare le fragole più buone del mondo. Per la prima volta, i piccoli gemelli di papà Roger hanno vissuto l’atmosfera di questo posto magico, tra i cappelli variopinti delle signore inglesi ed il bianco abbagliante dei giocatori al sole.
Il sogno di Wimbledon
“Ho sognato e ho creduto di poter arrivare a questo…”
Il sogno degli spettatori impazienti di respirare l’odore caratteristico dell’erba, il sogno dei giovanissimi che aspirano a calpestare quel campo anche solo come raccattapalle, il sogno dei professionisti di inchinarsi alla Regina ed entrare di diritto nella storia.
“I miei eroi di quando ero ragazzo camminavano su questi prati, entravano sul Centre Court. E’ per l’amore che ho provato per loro che sono diventato un giocatore che ha cercato di migliorarsi giorno dopo giorno.”
Qui il campione diventa leggenda, qui il sogno diventa realtà. Da Borg a Sampras, dalla Evert alla Navratilova, da McEnroe a Becker. La cura dei dettagli fa di questo palcoscenico il tempio del tennis, uno Slam che, se non conquistato, può diventare l’ossessione di una vita. C’è passione, amore, sacrificio, lotta, dove la tecnica non può non fondersi con questi ingredienti “invisibili”: uno sport individuale che “si allena” nei rapporti.
“…ma per rendere il mio sogno reale ho lavorato tanto e poi sono stato ampiamente ripagato”.
Wimbledon è il suo territorio, la sua superficie. Federer “Foreverer” è colui che continua a crescere dove gli altri si fermano. Ha attraversato almeno 3 generazioni tennistiche, trasformando il suo gioco e superando ogni volta avversari diversi. Ultimo Cilic, battuto domenica 16 luglio in quei tre set che hanno permesso a Roger ti vincere il suo ottavo torneo di Wimbledon.
Qual è il suo segreto?
Il rovescio infallibile? La completezza del suo gioco? Sicuramente… ma non basta.
Roger fa sempre riferimento alla sua squadra, mai a se stesso come singolo. Le lacrime della vittoria con lo sguardo rivolto alla sua famiglia, ai due gemellini alla prima partita del padre non ci parlano solo di tennis. Una vittoria che racchiude ed esprime anche un’altra realizzazione… quella degli affetti desiderati e vissuti giorno dopo giorno.
“Genitori e allenatori che dall’età di 3 anni ti spingono a stare tutto il giorno in campo come se tu fossi un progetto delle loro ambizioni. Io non sono stato quel genere di bambino. Sono stato un ragazzo normale, cresciuto a Basilea, sperando di avere una dignitosa carriera come tennista.”
Da queste parole possiamo pensare che dietro il giocatore ci siano un uomo valido oggi e un bambino sereno ieri, per il quale il tennis non ha rappresento il sogno di altri ma un desiderio da proteggere e curare per farlo crescere. Una crescita umana e una condivisione con la moglie, hanno permesso a Roger di costruire, in una trasformazione continua, un gioco sempre nuovo. Il suo entusiasmo, la cura non ossessiva dei dettagli, la consapevolezza delle caratteristiche del proprio fisico si contrappongono all’estrema potenza di Nadal e alla razionalità di Djokovic a discapito della fantasia.
Qualità costruite in un percorso non privo di momenti bui e difficoltà, momenti che Roger conosce molto bene e che, per questo, è in grado di comprendere nell’altro.
“Lo sport è crudele a volte, però faccio le mie congratulazioni a Cilic per questo meraviglioso torneo. Devi essere orgoglioso, questa è un’occasione così importante e non sentirsi bene è crudele, sii orgoglioso di te stesso”.
Un percorso integrato tra sport e vita permette di vedere l’essere umano oltre l’avversario.
Riconoscere l’essere umano è possibile perché abbiamo imparato a riconoscere noi stessi.
Raffaella Mastracchio
Annamaria Orsi
Danilo Scaffaro
Margherita Trabucco