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Tempo: ogni paziente ha il suo

Nella pratica professionale, come nutrizionisti, siamo abituati a dare un peso importante al fattore tempo nel rapporto con i nostri pazienti: ci confrontiamo con il tempo della seduta, con il tempo della realizzazione della dieta, con i tempi di riuscita desiderati dal paziente.

Pensiamo spesso che la nostra efficienza sia direttamente proporzionale alla velocità con la quale vediamo il paziente raggiungere dei risultati. Eppure, non sempre rispondere nell’immediato è sinonimo di efficacia: abbiamo sicuramente avuto modo di verificare che piani dietetici studiati e tarati sui pazienti ed “impartiti” in tempi aderenti alle richieste dei pazienti stessi non hanno funzionato e ci siamo spesso chiesti il perché. 

La risposta è che, forse, ciò di cui i pazienti stessi necessitavano era altro.

Nella paura di non riuscire a rispondere adeguatamente alla richiesta di miglioramento del paziente, ci siamo affrettati a dare una pronta e rapida soluzione, non rendendoci conto che chi ci stava di fronte non era ancora pronto ad una reale trasformazione.

La gestione del tempo nel percorso nutrizionale è legata alla nostra capacità di vedere e accogliere la storia personale che il paziente ci racconta attraverso il proprio peso corporeo e il desiderio di cambiare la sua vita.

Costruire un percorso di reale miglioramento per i nostri pazienti significa vedere anche gli “incidenti” che si sono verificati nella loro storia, gli ostacoli che si sono presentati e come sono stati affrontati. Significa sapere che, seppur durante un percorso dietetico  si presentino problematiche o tentennamenti, passo dopo passo, si dovranno osservare e rispettare i tempi di realizzazione dei pazienti.

Come il bambino che, scoperta una nuova possibilità, impara a camminare e per riuscirci necessita dello sguardo attento dei genitori, così il percorso dietetico che  proponiamo al paziente dovrà essere progressivo e rispettoso dei suoi tempi, anche se questi ci obbligano a strade più lunghe e tortuose.

Non colludendo con la fretta, scopriremo che con alcuni pazienti sarà possibile veder realizzati gli obiettivi nutrizionali già in tempi relativamente brevi; con altri, invece, andremo “piano”, tenendo presente che iniziare con un piano restrittivo può rappresentare un rischio di far emergere precocemente delle realtà troppo dolorose. 

Riconoscendo sempre più l’importanza del tempo nel piano alimentare, riusciremo ad accogliere più efficacemente le richieste di chi curiamo e a costruire un rapporto più realizzante e gratificante, per i nostri pazienti e per noi professionisti.

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