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Nel mese di settembre, si celebra la giornata mondiale della fisioterapia che unisce professionisti di tutto il mondo accomunati dagli studi, dalla laurea, dalle esperienze cliniche e dal desiderio di festeggiare i traguardi raggiunti dalla propria professione. Simili nelle diversità di ogni regione o stato, i colleghi che hanno condiviso le pagine degli stessi libri, le stesse speranze, aspettative e motivazioni, si impegnano affinché la loro professione venga riconosciuta e divulgata nell’importanza delle sue peculiarità. Come altre professioni prima di questa, in Italia, la fisioterapia ha affrontato battaglie legali importanti per il riconoscimento di una formazione medico-scientifica seria ed approfondita che permettesse, ai terapisti di erogare ed ai pazienti di ricevere, trattamenti efficaci, volti alla risoluzione di una patologia che interessa il movimento nella sua complessità. Sin dall’antichità Ippocrate, padre della nostra medicina, parlava dell’importanza terapeutica dell’esercizio fisico, delle manipolazioni e dei massaggi, preziosissimi nella prevenzione e nella cura del paziente, mostrandoci dunque la fisioterapia come una disciplina antica e terapeuticamente apprezzata sin dagli albori dell’umanità.

Dove c’è alterazione, perdita momentanea o permanente di un distretto corporeo deputato al movimento, il fisioterapista porta il suo sapere e discernendo le tecniche più appropriate per quello specifico caso, aiuta il paziente a ritrovare la libertà di movimento e dunque la possibilità di esprimere sé stesso.

Sin dal momento del concepimento, il movimento è il filo conduttore della vita, senza movimento non sarebbe possibile la crescita di miliardi di cellule che, in fieri, faranno nascere un nuovo essere umano, unico. Il movimento è vita.

I terapisti della riabilitazione, nome che prima veniva dato al titolo di studi in fisioterapia, sono dunque coloro che riabilitano, trovano cioè insieme al paziente la possibilità di sperimentare un nuovo modo di muoversi al di là della patologia, cercando di non far perdere o di far riacquisire quel bene preziosissimo che è l’autonomia, “conditio” per poter decidere di fare e di agire, e dunque di realizzarsi nella vita.   Allora è indispensabile, festeggiare anche tutti i pazienti che hanno avuto bisogno delle nostre attenzioni professionali ed umane, perché sono loro il centro del nostro interesse, senza l’affetto che alimenta e nutre il rapporto tra fisioterapista e paziente, le nostre prestazioni professionali sarebbero vuote ed incomplete.

Dobbiamo sempre continuare a studiare, essere curiosi ed imparare dalle scoperte scientifiche, senza dimenticare la storia e il passato. Migliaia di anni fa già Galeno come il suo maestro Ippocrate, parlavano della centralità del rapporto umano che deve essere l’humus del sapere scientifico.

Il lavoro del fisioterapista è indubbiamente legato alla profonda conoscenza dell’apparato muscolo scheletrico, del sistema connettivo-fasciale che collega ogni più piccola parte del corpo al tutto, allo studio del sistema nervoso che controlla e permette la programmazione e l’esecuzione del movimento, ma deve necessariamente tenere in considerazione la motivazione affettiva del muoversi per relazionarsi, del desiderio che spinge al contatto umano, senza il quale non ci sarebbe nulla se non l’immobilità.

Quello che rende questa professione sanitaria così bella ed importante è proprio il sapere dell’integrazione umana, il sapere sin dai primi studi che l’isolamento di una parte dal resto del corpo viene suggerita dai libri di anatomia solo per semplificare, ma non corrisponde alla realtà.

Ogni sintomo corporeo, infatti, nasce da un insieme di concause, ogni parte condiziona il tutto e tutto è collegato; un muscolo contratto, ad esempio ci racconta di un essere umano che, spaventato, si è difeso, bloccando il movimento che lo avrebbe riportato a vivere nuovamente una sensazione di dolore già provata, di disagio, di paura che non vuole più sentire. Si creano così compensazioni, alterazioni posturali che fanno perdere al corpo la sua armonia, il suo corretto allineamento, determinante affinché l’intero sistema continui a funzionare nel miglior modo possibile.

Il nostro corpo è il mezzo attraverso il quale siamo in grado di rapportarci con il mondo esterno, la nostra postura nasce da un dialogo continuo tra il percepire e l’agire e racconta la nostra personale ed unica storia, la storia della nostra vita, dei momenti di crescita, positività, dinamicità, movimento, armonia, come dei momenti di blocco, negatività, stasi, rallentamento, confusione, difficoltà. Questa storia lascia segni nel nostro mondo interno, nel nostro modo di essere così come li lascia nel nostro copro e a noi riabilitatori spetta il compito di comprendere tutto questo, concentrandoci poi nell’operare esclusivamente sull’aspetto fisico.

Abbiamo scelto di aiutare il paziente a recuperare il movimento con le sue possibilità e dobbiamo sempre tener presente che quel sistema connettivale, che così bene conosciamo e sul quale sempre lavoriamo, con il contatto di un massaggio, con una manipolazione o semplicemente guidando l’esecuzione corretta di un esercizio, unisce indissolubilmente la parte tangibile dell’essere umano, il fisico, con quella impalpabile ed interna, il mondo affettivo. Il nostro intervento, quindi, non sarà mai solo sul singolo distretto che sta manifestando il problema, ma terrà conto dell’essere umano nella sua interezza, senza mai scinderlo dal contesto e dalla storia, accogliendolo non solo con la nostra abilità e il nostro sapere tecnico ma anche con le nostre parole, la nostra capacità di ascolto e di essere presenti nel rapporto.

Fin dall’antichità, infatti, l’assenza di macchinari per le indagini scientifiche, rendeva necessario porre al centro della cura, l’intuizione e il comprendere oltre l’evidenza. Quindi un sapere ed un saper essere, integrati; la fusione di due saperi apparentemente così lontani ma in realtà complementari sarà la sola strada che aiuterà l’umanità a star bene, a preservare e conservare la Salute intesa, non soltanto come assenza di malattia, ma come possibilità di essere felici e realizzare i propri desideri.

Partiamo da qui per fare gli auguri alla “Fisioterapia”, professione che, nel nostro paese, ha molto lottato per guadagnare il suo riguardevole posto nel mondo sanitario, augurando a tutti gli operatori di continuare ad approcciarsi alle nuove tecniche e scoperte con serietà ed entusiasmo, senza mai perdere di vista la totalità dell’essere umano nella sua parte fisica, intellettiva ed affettiva, mantenendo costantemente l’interesse per una crescita professionale ed umana che deve in primis appartenere a noi per poter essere poi trasferita ai nostri pazienti in una “spirale” in continuo MOVIMENTO.

Bruno Madonna

Isabella Petrone

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