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Attraverso la voce possiamo cantare, gridare, raccontare sogni, esperienze di vita e sussurrare parole d’amore: la voce è quindi espressione di affetti; è il tramite che usiamo per comunicare le immagini che si formano dentro di noi.

Quando sogniamo pensiamo per immagini, ma anche quando ricordiamo la ricetta delle polpette che ci faceva la nonna o quando stiamo scrivendo un messaggio su whatsapp alle persone che amiamo, stiamo sempre pensando per immagini. Queste immagini poi si trasformano in pensiero e attraverso la voce possono diventare parola, possono comunicare il nostro mondo affettivo.

Allo stesso modo, quando qualcuno ci racconta un sogno, parla di una sua esperienza dolorosa o felice o magari sta cantando ad un concerto, attraverso le sue parole si forma dentro di noi un pensiero non cosciente fatto di immagini.

Nello sviluppo del bambino, quando le immagini iniziano ad avere un nome, nasce il pensiero verbale. Il neonato, crescendo, passa dal vagito al parlato. A differenza degli altri esseri viventi però, nell’uomo il linguaggio si lega all’immagine interna, psichica, e per questo è trasformativo: crea nuove immagini sia in chi ascolta che in chi parla. La voce di una persona che racconta una sua esperienza di vita può far nascere in me un’idea del tutto nuova, che prima non esisteva. Il linguaggio umano quindi, non è solamente convenzionale e arbitrario, ma anche creativo, in quanto collegato alla nostra capacità di produrre immagini interne.

In un rapporto, non comunichiamo mai il semplice significato delle cose, ma la nostra realtà interna, psichica, dunque il nostro pensiero, espressione di come viviamo gli affetti.

Pensiamo a quando chiamiamo un amico al telefono. Non lo possiamo guardare negli occhi, possiamo solo sentire il tono della sua voce. Eppure ci basta per capire nei primi dieci secondi di conversazione se sta bene o se sta male, a prescindere da quello che ci sta raccontando. Percepiamo se ha una voce diversa dal solito, più esuberante o al contrario monocorda. La stessa frase, riempita dal nostro essere in rapporto, dagli affetti che stiamo provando in quel momento, ci fa emettere un suono diverso.

Le parole possono anche indicare cose meramente concrete attraverso una voce inespressiva, fredda, cinica, vuota, in una parola anaffettiva. Un chiaro esempio di questo tipo sono le parole pronunciate dall’ufficiale delle S.S. Eichmann, considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania Nazista, durante il suo processo: https://www.youtube.com/watch?v=AL-BqsKx9As

“Obbedivo solo a degli ordini; la mia mansione era quella di predisporre il piano di lavoro e tutte le attività ad esso connesse”.

Un linguaggio che mostra l’assenza dell’essere umano.

L’espressione di un pensiero creativo, invece, si realizza attraverso un linguaggio caldo, appassionato, evocativo, in una parola affettivo, come quello della poesia di Neruda “Nuda” grazie alla quale, nel film “Il postino”, Mario conquista Beatrice:

https://www.youtube.com/watch?v=HxXWP12WqAQ

“Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l’estate in una chiesa d’oro.

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t’addentri nel sotterraneo del mondo.

come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.”

La massima espressione della parola, realizzata dalla voce, non è solo la condivisione di significati tra esseri umani, ma è identità, suono, affetti, rapporti, è vita.

Dott.ssa Alice Tiranti