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Una dieta su misura

Come aiutare i pazienti a superare dubbi e incertezze attraverso il rapporto

“Dottore, vorrei una dieta ritagliata su di me, che vada incontro alle mie abitudini e si adatti ai miei tempi… Altrimenti già so che non riuscirò a seguirla.”

Come professionisti della nutrizione può capitare che i pazienti si rivolgano a noi con richieste di questo tipo, quasi come se si aspettassero una dieta miracolosa in grado di risolvere i loro problemi  in un batter d’occhio e senza troppi sforzi. Quante volte ci siamo trovati a rimarcare che qualsiasi regime alimentare, per quanto personalizzato e calibrato sul singolo paziente, ha bisogno prima di tutto di un serio impegno per essere seguito? Quante volte troviamo difficoltà ad entrare in sintonia con quei pazienti che sembrano chiederci una bacchetta magica piuttosto che una reale messa in discussione delle loro abitudini alimentari?

Anche se è fondamentale tenere sempre presente il percorso nutrizionale necessario per raggiungere un determinato peso, è anche vero che i pazienti che arrivano da noi con queste richieste non ci portano solo un obiettivo razionale di chili da perdere e forma fisica da raggiungere; ci portano anche e soprattutto un grande desiderio di cambiamento e trasformazione che, come può accadere a ogni essere umano, spesso non è esente da paure, incertezze e sfiducia nella possibilità di poterlo realizzare concretamente. 

In apparenza, questo desiderio potrà nascondersi dietro a richieste bizzarre o molto difficili da accogliere; potrà manifestarsi anche come una forma di ritrosia, di superficialità o addirittura di scetticismo nei confronti delle dieta, tanto da farci chiedere cosa voglia da noi qualcuno con tanti dubbi e paletti. Se però riusciamo a non farci scoraggiare da quella scorza dall’esterno così ruvida, scopriremo che al centro di tutte queste perplessità non c’è tanto, o non solo, un problema pratico e concreto con la dieta, ma un problema molto meno tangibile di fiducia nelle proprie possibilità di farcela, nel riconoscersi in grado di abbracciare quel cambiamento.

Quello che ci chiede un paziente che vuole una dieta “su misura”, può dunque non riferirsi solamente a una misura fisica, fatta di chili da perdere, calorie, cibi da pesare e abitudini alimentari da modificare. Tutti questi aspetti, che restano il pilastro del nostro intervento professionale, devono essere integrati con una visione più ampia delle problematiche espresse da chi si rivolge alle nostre cure, che spesso ci chiama a mettere in campo un altro ‘metro’: quello delle nostre capacità di comprensione e di rapporto. Vedere oltre la superficie delle richieste del paziente, anche quelle apparentemente più incoerenti o inattualizzabili, ci permetterà di scorgere le sue reali paure e difficoltà e di aiutarlo ad affrontarle, attraverso un intervento ancora più completo e centrato.

Per aiutare i nostri pazienti, quindi, sarà importante preparare non solo una dieta ma anche un rapporto “su misura”, in cui si possano sentire compresi e ascoltati e in cui sarà fondamentale non solo conoscere le preferenze nutrizionali, le misure corporee e le problematiche organiche del paziente, ma anche comprendere ciò che ciascuno di loro esprime attraverso il proprio peso, se necessario anche attraverso un valido e accurato lavoro d’équipe. D’altra parte, perfino dietro al più brusco “non ci riesco”, “non funziona”, “è inutile”, c’è sempre una speranza, più o meno grande e solida, che questa volta la dieta funzioni davvero e che lo faccia proprio grazie al nostro rapporto, dato che è a noi che il paziente si sta rivolgendo per superare le proprie impossibilità. Ed è proprio rispondendo a quella speranza, piuttosto che alle rigidità o alle negazioni, che la dieta riuscirà ad essere pienamente su misura. 

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