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…IL SIGNIFICATO UN MARE…

Quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, mi sono chiesta: “E io che c’entro?”; io, incallita lettrice di prosa, cosa ho a che fare con la poesia? Ma tant’è, forse più di getto che non per consapevole decisione, folle e superba, ho accettato di affrontare un argomento così importante e vasto da aver paura di perdermici.

L’ispirazione che anima questa manifestazione è ambiziosa: promuovere, attraverso la poesia, il dialogo tra le diverse culture, la comunicazione e la pace. Niente opere di puro ingegno, niente prosa, nessun discorso sapiente ed articolato; la poesia è stata giudicata in grado di rappresentare la più vera e spontanea tendenza dell’uomo ad unirsi in connubio con il diverso. A cosa si deve questo legame? Quale è la natura del potere che viene riconosciuto a questo genere letterario?

La poesia suggerisce significati più che indicare un senso univoco e logico, spesso rifiuta la sintassi che caratterizza la prosa e, sin dalla sua origine, predilige la comunicazione di stati d’animo più che di realtà concrete.

Marcel Proust diceva che il piacere dei poeti è un piacere irreale che risiede nell’immaginazione. La poesia dunque ha il potere attraverso le parole di evocare immagini, di metterci in contatto con un nostra realtà interna non razionale ma piuttosto affettiva, la stessa che ci permette di distinguere la richiesta nascosta dietro il pianto di un bambino o il contenuto fasullo delle parole di chi ci mente. Immaginare è intuire, sapere senza ragione attingendo a un senso che nasce da qualcosa che Proust definisce invisibile agli occhi fisici e ai lumi della ragione. Il linguaggio logico e condiviso, poi, seppur a fatica, accetta di farsene veicolo.

Uno dei più grandi poeti dell’Islam del XIII secolo, Rumi, in un suo verso scrive: “Il discorso è nave, il significato un mare”. Il senso, ci dice, non è sulla superficie, nel significato logico e materiale delle parole ma nel mare che queste solcano, in un luogo interno invisibile ed infinito, vivo ed in continua trasformazione come l’animo umano. Così è la poesia; si fatica a trovare le parole per descriverla e, nel momento in cui ci proviamo sembra che il senso si impoverisca fino a sfuggirci. L’unico modo per conoscere il mare è bagnarsi nelle sue acque e per solcarlo non abbiamo che una fragile chiglia: le parole e il loro contenuto di affetti e di immaginazione.

Il viaggio per mare per Rumi era viaggio d’amore, di scoperta di sé e del diverso, della donna, del Dio, delle immagini del suo mondo interno; ma in quel mare infinito che il poeta propone c’è l’invito rivolto ad ognuno di noi a popolare quel mare delle nostre intuizioni, ad intraprendere il nostro personale viaggio e a vivere i nostri rapporti d’amore.

Il viaggio del poeta è viaggio all’interno di se stesso, dove risiede quel misterioso ed immenso serbatoio di energia che è l’affettività attraverso la quale possiamo accogliere l’altro e il mare dell’altro.

Se per i poeti dell’antichità dal mare arrivava l’amore, il nuovo e la ricchezza portava nuove scoperte, non possiamo fare a meno di chiederci come sia potuto accadere che la nostra evoluta società contemporanea abbia degradato il mare da speranza di rapporto a certezza di invasione.

Forse ci siamo allontanati dalla poesia, da quell’interno affettivo a cui questa attinge per immaginare, sperare e desiderare. Recuperare la poesia allora potrebbe significare la possibilità di recuperare quell’interno prezioso che ci appartiene e che ci permette di incontrare il nuovo e desiderare di bagnarci nelle sue acque.

Poesia è accettare di portare quel mare con noi anche quando la realtà sembra arida e vuota di affetti; poesia è incontrare l’altro, prendere la nostra nave ed andare alla ricerca della sua acqua, certi che esista.

Onorare la Giornata Mondiale della Poesia allora significa rendere omaggio alla nostra naturale capacità di accogliere il nuovo con la speranza della ricchezza che ci offrirà o anche, semplicemente, accettare di incontrarlo e solo dopo quel rapporto conoscerlo e sapere di lui.

Ognuno di noi sceglie la propria nave per realizzare tutto questo.

Stefania Santella 

 

 

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